sabato 9 giugno 2018

Roma Pride 2018

Oggi a Roma c’è stato un bellissimo Gay Pride.
Purtroppo non ero presente in the flesh, ma col corazon ero lì sicuramente.
Financo Repubblica.it gli dedica ampio spazio, mortacci loro, ora che devono fare opposizione ai leghismi guarda cosa si inventano… prima figurati se i froci li mettevano in homepage.
Sono stata due anni fa al gay pride di Roma – e mi dispiace Milano cara, ma secondo me il pride romano dietro al carro delle frocie fuorilegge è qualcosa con cui tu non puoi competere.
Ho il ricordo di una giornata romana stupenda, piena di una luce primaverile che ha estratto le tinte migliori di ogni singolo colore in piazza, e ce ne erano parecchi.
C’erano cose stupende da guardare e cose normali, sneakers, sandali e tacchi venti con plateau di rinforzo, io con le mie ballerine color cuoio. Omosessuali, eterosessuali, trans, famiglie, mamme, papà, cani, bambini, creature affascinanti. Discorso finale dedicato a tutti i gruppi irrispettati del mondo, migranti, disoccupati, omosessuali, donne e uomini che desiderano una società diversa.
Quest’anno il Gay Pride era dedicato alla Resistenza, sarebbe stato un motivo in più per esserci, come mi piacerebbe essere presente alla manifestazione, prevista per sabato prossimo, dedicata alla memoria di Soumaila Sacko, il bracciante agricolo malese ammazzato mentre stava procurandosi delle lamiere fraciche per farci un tetto di fortuna (che fortuna eh) da una vecchia fornace abbandonata. Mi è d'uopo tra l'altro una riflessione collaterale, al di là della tragedia: ringraziamo questi imprenditori italiani che lasciano per il Bel Paese ruderi ex industriali senza smantellarli né bonificarli: grazie imprenditori graaaazie. In fondo Soumaila nel cercare con pochi mezzi di darsi una maggiore dignità di vita stava pure facendo un servizio ambientale utile alla collettività forse.
Non sarò lì, ma lì sempre con il cuore. Sempre. Sono tempi difficili per molti, figuriamoci per chi viene emarginato sistematicamente. È facile fare i forti con i deboli. Che ci vuole, riesce pure ai bifolchi anzi è la loro specialità.
Per tutto il resto c’è sempre una bellissima poesia, che ho potuto vedere calata nella realtà quando, nel mio fu posto di lavoro, le ripetute infrazioni al contratto di lavoro e al patto economico tra il padrone e noi sfruttati si allargarono progressivamente a macchia d’olio venendo a coinvolgere non solo noi, che eravamo l’ultima ruotina del carro, ma anche chi sembrava occupare i posti più protetti e alti della gerarchia di questo depressissimo ufficio. Costoro sino a quel momento erano stati indifferenti a tutto ciò che noi subivamo, forti per di più della convinzione di essere immuni dallo stesso trattamento… e ops! Questi personaggi hanno avuto gli ammanchi più pesanti. Licenziati a cinquant’anni dopo venticinque anni di lavoro. E io dovrei essere solidale con loro? Mi spiace, non sono certo cristiana, il maiale lo scanno per il figlio sgobbone, mica per quello che disinteressandosi a tutto ha dilapidato le fortune di famiglia (anche se Lapo Elkann batte quel damerino di suo fratello dieci a zero, lui è un'eccezione).

Ciò detto, la poesia, di dubbio autore, è la seguente, notissima, semplice e forte:

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari,
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei,
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
e io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c'era rimasto nessuno a protestare

Essì, nell’ufficio che agii per sei anni andò proprio così. Noi non c’eravamo già più mentre si consumavano gli strappi finali, i peggiori, tra gli ultimi rimasti.

Insomma, il punto è collegare le lotte, lottare insieme, sentirsi parte di quell’umanità dotata di spessore e che rende giustizia davvero al vocabolo che la designa.
Per questo oggi ero col cuore a Roma, in un’altra stupenda giornata di fine primavera piena di voci, sguardi, e di ogni sfumatura del cuore.

Ringrazio i due anonimi soggetti per essersi generosamente prestati al mio obiettivo in tutta la loro generosità di forme


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