Oggi a Roma c’è stato un
bellissimo Gay Pride.
Purtroppo non ero presente
in the flesh, ma col corazon ero lì sicuramente.
Financo Repubblica.it gli
dedica ampio spazio, mortacci loro, ora che devono fare opposizione ai leghismi
guarda cosa si inventano… prima figurati se i froci li mettevano in homepage.
Sono stata due anni fa al
gay pride di Roma – e mi dispiace Milano cara, ma secondo me il pride
romano dietro al carro delle frocie fuorilegge è qualcosa con cui tu non puoi competere.
Ho il ricordo di una
giornata romana stupenda, piena di una luce primaverile che ha estratto le
tinte migliori di ogni singolo colore in piazza, e ce ne erano parecchi.
C’erano cose stupende da
guardare e cose normali, sneakers, sandali e tacchi venti con plateau di
rinforzo, io con le mie ballerine color cuoio. Omosessuali, eterosessuali,
trans, famiglie, mamme, papà, cani, bambini, creature affascinanti. Discorso
finale dedicato a tutti i gruppi irrispettati del mondo, migranti, disoccupati,
omosessuali, donne e uomini che desiderano una società diversa.
Quest’anno il Gay Pride era
dedicato alla Resistenza, sarebbe stato un motivo in più per esserci, come mi
piacerebbe essere presente alla manifestazione, prevista per sabato
prossimo, dedicata alla memoria di Soumaila Sacko, il bracciante agricolo
malese ammazzato mentre stava procurandosi delle lamiere fraciche per farci un
tetto di fortuna (che fortuna eh) da una vecchia fornace abbandonata. Mi è d'uopo tra l'altro una riflessione collaterale, al di là della tragedia: ringraziamo
questi imprenditori italiani che lasciano per il Bel Paese ruderi ex
industriali senza smantellarli né bonificarli: grazie imprenditori graaaazie. In
fondo Soumaila nel cercare con pochi mezzi di darsi una maggiore
dignità di vita stava pure facendo un servizio ambientale utile alla
collettività forse.
Non sarò lì, ma lì sempre
con il cuore. Sempre. Sono tempi difficili per molti, figuriamoci per chi viene
emarginato sistematicamente. È facile fare i forti con i deboli. Che ci vuole,
riesce pure ai bifolchi anzi è la loro specialità.
Per tutto il resto c’è
sempre una bellissima poesia, che ho potuto vedere calata nella realtà quando,
nel mio fu posto di lavoro, le ripetute infrazioni al contratto di lavoro e al patto
economico tra il padrone e noi sfruttati si allargarono progressivamente a
macchia d’olio venendo a coinvolgere non solo noi, che eravamo l’ultima ruotina
del carro, ma anche chi sembrava occupare i posti più protetti e alti della
gerarchia di questo depressissimo ufficio. Costoro sino a quel momento erano
stati indifferenti a tutto ciò che noi subivamo, forti per di più della
convinzione di essere immuni dallo stesso trattamento… e ops! Questi personaggi
hanno avuto gli ammanchi più pesanti. Licenziati a cinquant’anni dopo
venticinque anni di lavoro. E io dovrei essere solidale con loro? Mi spiace,
non sono certo cristiana, il maiale lo scanno per il figlio sgobbone, mica per
quello che disinteressandosi a tutto ha dilapidato le fortune di famiglia (anche se Lapo Elkann batte
quel damerino di suo fratello dieci a zero, lui è un'eccezione).
Ciò detto, la poesia, di
dubbio autore, è la seguente, notissima, semplice e forte:
Prima di tutto vennero a prendere gli
zingari,
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei,
e stetti zitto, perché mi stavano
antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano
fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
e io non dissi niente, perché non ero
comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c'era rimasto nessuno a protestare
Essì, nell’ufficio che agii per sei anni andò proprio così. Noi non c’eravamo già più mentre si consumavano
gli strappi finali, i peggiori, tra gli ultimi rimasti.
Insomma, il punto è
collegare le lotte, lottare insieme, sentirsi parte di quell’umanità dotata di
spessore e che rende giustizia davvero al vocabolo che la designa.
Per questo oggi ero col
cuore a Roma, in un’altra stupenda giornata di fine primavera piena di voci,
sguardi, e di ogni sfumatura del cuore.
Ringrazio i due anonimi soggetti
per essersi generosamente prestati al
mio obiettivo in tutta la loro generosità di forme
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