martedì 5 giugno 2018

Money: get back ✔ - (and keep your hands off of my stack)

Learn learn my friends
from the working class
they don't give up
they never give up
(One Dimensional Man, A crying shame)


Il cartonato a grandezza naturale di Antonino Cannavacciuolo attaccato alla vetrina mi guarda con una certa soddisfazione complice. Mi sentivo osservata infatti!
Sono alla Mondadori di piazza Duomo e sto bevendo un cappuccino di soia (sto invecchiando, I know, problemi di lattosio, enzimi, etc etc) che mi ha offerto l’ATM: oggi acquistando i biglietti alla macchinetta ci ho trovato una monetona da due euro dentro, il resto che qualcuno non ha preso.
Quando si trovano soldi per strada, si dice, altri soldi sono in arrivo. E in effetti... Mi è arrivata oggi la liquidazione di quel poco che ho lavorato con contratto regolare. Azienda fallita, retribuzioni perse, ammissione al passivo, contenzioso. Richiesta all’Inps di accedere al fondo di garanzia, per recuperare gli spicci del mio Tfr. Vai tu a capire perché, quando un imprenditore dei miei stivali lascia un buco da cinque milioni di euro deve rimetterci la collettività. Quella stessa che lui ha fregato, fregando non solo i dipendenti, ma ammancando pure l’erario per quattro milioni dei cinque di cui sopra. Un bel bingo vero?
Meno male, diceva Renzie, che gli imprenditori sono “eroi del nostro tempo” (cit. ). I miei eroi sono altri. Le persone solidali, la gente che non rompe il cazzo, che fa rispettare (o crea) i diritti propri e altrui, i miei genitori, Anita Garibaldi, i partigiani.
No, questo micragnoso è un imprenditore col culo degli altri: ci siamo caricati di tutto al posto suo. Di rischio di impresa, di evasione fiscale, distrazione di soldi, truffe ai clienti, delle rate del leasing della sua macchina da ottantamila dindini. Di tutto ci ha caricati al posto suo. Meno male che la Manola, segretaria cessa con la voce da gallina, se la sbatteva lui. Figurati se ci toccava fare pure questo, brrrr.
Anyway, oggi è un gran giorno.
“Domani sono sul suo conto”, mi comunica l’avvizzita bancaria carica di grossa bigiotteria. E io penso che la somma che mi indica, il mio trattamento di fine rapporto, è forse pari al suo stipendio quindicinale.
Che bello averlo finito questo rapporto.
Alla fine sorprendentemente non mi sono fatta fregare più di tanto. E dire che ho rischiato. C’è chi ha perso trentamila euro. Qualcuno ci ha rimesso direttamente la vita. E giuro che non sto scherzando.
“Tu sei una persona brillante, troverai il modo di riciclarti” mi disse alle battute finali l’eroe di Renzy, un lunedì in cui riuscii a trattenerlo in ufficio per un’ora, durante la quale mi tolsi parecchi sassi, massi direi, dalle scarpe. Accennandogli anche all’ipotesi di una mazza chiodata (giuro). Obbiettivo di questa chiacchierata rilassata: recuperare, e in fretta, otto mesi di stipendio. Prima che qualcuno gli muovesse un’istanza di fallimento.
E ce l’ho fatta.
Quelli che non mi ha ridato lui li ho presi oggi. Sul conto domani.

Oggi si è chiuso un cerchio.
Si è chiusa un’epoca della mia vita.
Si ricicla l’umido caro Marco. Non io. Ma per fortuna oggi, dopo essere stata alla banca Ubi di via Manzoni, avevo dove andare per guadagnarmi da vivere. Un luogo che conoscevo anche da prima di questo fallimento tragicomico e ridicolo insieme.

Ma ci siamo riusciti - per quanto possono valere i soldi.
Il maltolto è tornato nelle debite mani.
Per cui oggi brindo a me che tengo in saccoccia la quietanza del magro ma dovuto pagamento.
E c’è pure Cannavacciuolo in cartonato che dalla vetrina della Mondadori, in questa splendente giornata praticamente estiva, mi sorride complice e con gli occhi mi dice "Ebbrav guagliò
"!
Io lo ringrazio e brindo a me sollevando la mia tazza.
Di cappuccino.
Di soia.
Un cappuccino un po’ finto, quello alla soia, un finto salutistico che quasi mi imbarazza dianzi alla larga e godereccia sagoma dello chef stellato... ma che ne vuoi sapere tu Cannavacciuolo, ora che ci penso ci ha pure la moglie vegana.

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