mercoledì 10 aprile 2019

Non dirlo a nessuno mi raccomando


Catalogo dei viventi/3

”Ma guarda che lo fanno tutti eh”
“Ehh... non metto in dubbio” 
“Lavori 20 ore su 24, fai dalle 7 del mattino alle 9 di sera e non fai in tempo ad arrivare a casa che ti richiamano dall’ospedale perché c’è o il perforato, o quello che fatto l’incidente, ritorni e ti rimetti in sala operatoria. Per questo lo fanno tutti” 
“Che ritmi”
“È così. Per questo ci si droga. Ma vabbè, non le droghe che pensi tu”
“Ma sì, posso immaginare”
“Anfetamine. Tutti i chirurghi d’urgenza lo fanno. Si drogano. Altrimenti non ce la fai. Dopo una giornata di quel tipo ti richiamano pure per urgenze a operare... figurati. Ci facevamo dei bei mix. Cose studiate eh. Tra di noi. La droga ti da una marcia in più. Anche come concentrazione. Sia fisicamente che come attenzione. Per stare in sala operatoria tutto quel tempo. Sennò non ce la fai, non reggi.”
“...”
“Peccato che quelle anfetamine ora non ci sono più. Han fatto una cagata a levarle. Mi toglievano anche la fame... Infatti non mangiavo un cazzo e quando mangiavo, alle due, tre di notte, che avevo un momento libero, mangiavo malissimo, cibo di merda tipo McDonald’s o quello che capitava... ed ero magrissima! Non mettevo su niente. Mai stata così magra come in quel periodo. Cazzo come stavo bene.”
“...”
“Oh mi raccomando non dirlo a nessuno”
“No ma dai scherzi, figurati se vado a raccontarlo in giro”. Sento il mio naso andare a sbattere contro il palazzo di fronte. Ma ho mantenuto lo spirito della promessa: non vociarlo in giro ma casomai narrarlo come storia, come fatto ascrivibile all’interesse che possono avere le vicende classificate come “di varia umanità”. Questa del resto è la Commedia Umana Milanese. Leggiamo libri su libri ma poi ci sfuggono le storie che abbiamo accanto. Scorrono via e non ne riconosciamo il potenziale narrativo. E si perdono nel gran brulicare della città. Figurati cosa mi impipa dire il tuo nome, o dove hai lavorato.
“Non perché sennò sai... D’altra parte se sei un chirurgo d’urgenza puoi solo fare così. Poi dipende molto da dove lavori. All’ospedale di M. eravamo sempre sotto organico, chirurghi d’urgenza eravamo pochi e quindi eravamo sempre noi in sala operatoria, a tutte le ore. Dovevano assumere e poi non assumevano mai”
“E ma così non va bene, non avrebbero dovuto. Comunque... che vita!”
“Non c’è nient’altro, non hai tempo per nient’altro. Fidanzato, figli, vacanze... niente di niente. Però bello. Mi manca.”
“Sì?”
“Cacchio sì, era un’altra roba. E poi alla fine il chirurgo d’urgenza impara a operare solo facendo così, non c’è niente da fare. Ci vogliono almeno 10 anni di sta vita per imparare davvero”
“Immagino”
“Però bello”
“Dai però anche adesso fai la chirurga”
“Sì ma operare d’urgenza è un’altra cosa. Adesso hai l’agenda programmata, fai quelle tre tiroidi, il by pass gastrico, le ernie... tutte cose che metti in calendario. Poi dove lavoro io non c’è nemmeno la chirurgia d’urgenza, è una clinica senza pronto soccorso”
“Però del resto ora la tua vita è cambiata, con un figlio...”
“Ma infatti non potrei più purtroppo. Però quella era la vita che mi piaceva fare”
“Cavolo sei una macchina da guerra!”
“Eh ma un chirurgo d’urgenza o è così o non ce la fa eh”
“Ma è vero che in sala operatoria c’è molto freddo? Che temperatura c’è? Per l’antisepsi, giusto?”
“Sì, esatto”
“Azz io creperei. Ma scusa ma tu non senti freddo, i medici non sentono freddo? Come vi vestite?”
“Macché, ma quale freddo. A parte che abbiamo il camice sterile che è pesante. Gli infermieri forse hanno freddo, loro si mettono un golfino addosso. Poi quando stai operando... altro che freddo! Sei lì che muori dal caldo”
“Ehh hai ragione... per una questione di concentrazione anche, no?”
“Sì ma non solo, hai il camice sterile che è pesante, la cuffia, la mascherina, i guanti... Alla fine sudi e crepi dal caldo. Ma non è che puoi spogliarti, o puoi toglierti qualcosa”
“Eh sì. Chiaro”
“In sala operatoria è così. Hai caldo? Te lo tieni. Hai il raffreddore? Mica ti puoi soffiare il naso. La pipì te la devi tenere”
“Madonna mia”
“Eh è così. Il chirurgo deve allenarsi a sopportare tutte queste cose. A me quando mi viene da soffiarmi il naso non è che puoi fermare tutto e dire ‘scusate interrompiamo tutto che mi soffio il naso’. Non puoi. Alla fine ti cola tutto sulla faccia, sulla bocca. Poi inizi a non respirare, nella mascherina diventa caldo e ti si appannano gli occhiali... ma non ci puoi far niente, devi continuare ad operare”
“Cavolo veramente è un addestramento militare”
“Lo è”
“Dai, pazzesco. Sono cose a cui le persone lontane da questo mondo non pensano”
“Ehh invece è così. Non puoi neanche andare in bagno. Io ad esempio in quel periodo lì quando avevo le mie cose, e i primi due giorni io devo cambiarmi ogni due ore, perché ho il flusso abbondante, mi mettevo assorbente interno, esterno, poi due pannoloni... E dopo cinque-sette ore di intervento non ti dico cosa trovavo”
“...”
“Eh sì. Bello però, quanto mi manca quella vita lì.”



Milano, gennaio 2019