domenica 22 novembre 2015

Voi, Milano e ciascuno di voi/Partecipante n°5: Elisabetta Jankovic

Carissimi amici aficionados del bloggo, eccoci oggi a una nuova puntata del nostro giocone Voi, Milano e ciascuno di voi. Una puntata che si preannuncia particolarmente emozionante miei cari, scoppiettante direi, perché ospite del mio piccolo e umile bloggo stavolta è – ebbene sì – una vera vip. Dico sul serio eh. Non solo, come tutti i protagonisti delle puntate precedenti, una vip del mio cuore; nonnò, non solo. Proprio una vera very important person.
Signore e signori, ecco a voi… le cinque domande di Elisabetta Jankovic, architetto, professoressa di storia dell’arte, speaker e giornalista radiofonica, autrice di meraviglioserrimi libri per bimbi and much more, chi più ne ha più metta. Una donna colta, creativa, comunicativa, coinvolgente, appassionata, sensibile nonché una grande viaggiatrice. Una persona sempre pronta a sperimentare cose nuove, a misurarsi in frangenti diversi, con curiosità e pure – aggiungerei nel suo caso – un bel pizzico d’avventura. E poi, last but not least, anche una bella, bellissima gnoccolona donna, perché in tutto questo anche l’occhio, diciamocelo, vuole la sua parte.

Da dove incominciare per descrivere la sua vulcanica personalità? Davvero non saprei. Chi vi scrive ha avuto la gran fortuna di conoscerla a scuola, alle superiori: lei è stata la mia grandiosa prof di storia dell’arte, materia l'amore nei confronti della quale ha provveduto a consolidare, elargendo talvolta alla sottoscritta – perdonerete queste vanterie eheheh – 10+ (giuro!) nei compiti in classe! 10+ signoriddio! Insomma, un vero tesoro. Un’insegnante capace di uscire dal seminato angusto delle consuetudini scolastiche, per gettare qualche granello di imprevedibilità e di accesa passione nel lavoro e portarne un po’ anche in noi, valorizzando, come in questo caso, il nostro impegno e il nostro interesse… Quindi, l’aneddoto del 10+, più che parlavi di me, vi parla di lei, e della sua scherzosa originalità, merce assolutamente rara. Vederla arrivare in aula con i suoi capelli biondi luminosi, il suo sorriso contagioso e col malloppo di libri e quaderni tra le braccia mentre ci diceva ‘Ciao ragazze!’ era l’inizio di un’ora di belle cose, che scivolava via parlando di pittori, di artisti, di quadri. Ma come si faceva a non volerle bene? Che ricordi meravigliosi. E cazzperina, a fare un rapido calcolo son già passati dieci anni! [disse disperandosi per l’incipiente vecchiaia]

Poi che accadde? Che, semplicemente, come sovente succede, finito il tempo della scuola io persi le tracce di questa mia cara professoressa. Ma debbo dire che, benché ‘a distanza’, continuavo un po’ a seguirne le strepitose gesta: leggendo soprattutto i suoi libri per marmocchietti, delle vere meraviglie. Storie commuoventi, dense di significato ma così piene di leggerezza e poesia. Letture un po’ magiche, universi di carta capaci, anche presso i più cresciutelli (presente!), di far bene al cuore. Esattamente come lei. Esattamente come la mia grandissima e grintosissima prof Janko, che in parallelo continuava la sua attività di speaker in Radio Popolare e poi alla radio svizzera. Ebbene no miei cari, non sono le giornate della mia prof ad essere di cinquanta ore, è lei che è meravigliosamente multitasking, con l’aria che ha di eterna ragazzina. Piena d’entusiasmo puro e travolgente.

Eppoi è successo che… qualche mese fa, in un accesso di nostalgia per i bei tempi che furo, le ho scritto una letterina. E gliel’ho scritta a mano, recapitata alla scuola dove ancora insegna. Le ho scritto che mi mancava, che ogni tanto pensavo a lei e alla sua vulcanica personalità e che mi sarebbe piaciuto rivederla… Il pomeriggio stesso mi ha contattato per dirmi che la cosa l’aveva veramente commossa e che sì, potevamo assolutamente berci questo caffettino insieme… ed è stato per me semplicemente emozionante.
 Così ci siamo incontrate, nella cornice milanesissima dei fantastici giardini di Porta Venezia: e, santo cielo, è stato come rivederla l’ultimo mio giorno di scuola. È sempre la bella ragazza bionda con gli occhi chiari e dolci, con la quale abbiamo trascorso un’ora meravigliosa di aggiornamenti, risate e chiacchiere, prima di vederla rimontare in sella del suo scooter per le strade di Milano. Inutile dire che sembrava lei la ragazzina e io la vegliarda professoressa, gesù (ovviamente priva però della sua scienza docenziale).

Ed ecco che… potevo io non coinvolgere un’anima così sensibile, speciale e con così tante cose da raccontare, nella mia epopea bloggosa e, soprattutto nel mio diabolico giuoco delle cinque domande? Ovviamente non potevo esimermi! E ciò che mi ha veramente commosso è stato l’entusiasmo che lei ha immantinente dimostrato nel darmi le sue cinque risposte. Che ha dimostrato dunque sì nei confronti del gioco ma che, in buona sostanza, ha riservato a me, a questa sua ex alunnina un po’ stagionatella, una tra le centinaia di studenti a cui avrà raccontato, come lei sa fare, storie ed aneddoti del grande mondo dell’arte… Sostanzialmente eseguendo un compito che io, alunna, avevo assegnato a lei, prof, in un ribaltamento dei ruoli giocoso e divertente. Insomma, non vi dico l’emozione quando un giorno, aprendo la mail, ho trovato vergate le sue cinque domande. Che onore! E che emozione è stato leggerle, scoprendo dalle sue parole il suo amore per Milano, l’amore per il lato buono, bello e vero di questa città, che offre le sue bellezze migliori a chi la osserva, la vive e la respira col cuore aperto, come quello della mia ex prof… 

Per cui prof grazie di cuore per aver deciso di partecipare!
E voi miei cari amici, non siete assolutamente curiosi di conoscere le cinque risposte di Elisabetta?


No vabbè dai, ma chi è che non si scioglie di fronte a tutta questa dolcissima dolcezza della mia prof?

1.
Il luogo preferito
Amo i giardini di Porta Venezia, Giardini Montanelli. Mi piacciono perché li attraverso in bici ogni mattina andando al lavoro. Ci metto meno di tre minuti, ma sono tre minuti indispensabili perché sostituisco (sempre per tre minuti) il verde (o il rosso o il giallo o il bianco, a seconda delle stagioni) al grigio dei palazzi milanesi e dell'asfalto. I giardini Montanelli non sono “bosco”, non sono “parco”... sono proprio “giardino” e, anche se è pieno di gente, lo sento mio.

2.
Il luogo del cuore
Il mio luogo del cuore non c'è più... l'ha chiuso la polizia cinque anni fa perché non era conforme con le leggi della sicurezza. Si trattava della discoteca “Matisse”, in Piazza Carlo Erba. E con questa scelta confermo per chi non ne fosse convinto, che sono le persone che fanno i luoghi... sì perché il locale “Matisse” era veramente scrauso, cioè di certo a Milano e provincia ci saranno decine di locali più spaziosi, spettacolari, attrezzati, “performanti”. Il Matisse invece era sotterraneo, caldo, divanetti cheap e con giusto la palla stroboscopica e faretti. Però è lì che nel lontano 1999 ho presentato la seconda edizione dell'Extrafestival di Radio Popolare ed è soprattutto lì che ho conosciuto il barista che anni dopo è diventato mio marito. Ok, il matrimonio poi è naufragato, però è stato il grande grandissimo amore della mia vita. E ogni volta che passo da Piazza Carlo Erba lancio un'occhiata nostalgica alla saracinesca abbassata dell' ex Matisse e il cuore, incredibile dopo tutti questi anni, fa un tuffetto.

3.
Il pezzo da novanta
Il dito medio di Cattelan. Non lo porterei davanti a casa, ma me ne farei fare un modellino piccolino e lo metterei sulla scrivania per ricordarmi che posso sempre mandare a quel paese  chiunque, in qualsiasi momento, e per tutto il tempo che voglio! Comunque la scultura di Cattelan lì piazzata davanti alla Borsa, al tempio della finanza, la trovo semplicemente geniale... perché sottoscrivo al cento per cento ciò che scriveva Herman Hesse: “questo tempo della tecnica, del denaro, della guerra, dell'avidità, un tempo che pretende avere splendore e grandezza, ma che la parte migliore di me non può ne accettare, né amare, al massimo sopportare” .

4.
Il luogo più sbalorditivo
Il finto coro realizzato da Bramante in Santa Maria presso San Satiro. Mi sorprende sempre, mi permette di far sorprendere i miei studenti e di obbligarli ad ascoltare un'intera lezione sul Rinascimento a Milano (e tutto quello che ne è seguito)!

5.
L’itinerario che suggerisci
Vale se vi suggerisco un tour che parte da Milano e arriva a Sesto Calende? Mi viene in mente questo giro in bici perché è alla portata di tutti! Si parte dalla Darsena e si va verso il lago. Settanta chilometri circa di una pista ciclabile tutta sul piano!!! Fantastica! Poi si torna in treno: in un'ora sarete in Stazione Garibaldi.

***

Signori, ma allora, che dire? La Chiesa di Santa Maria presso San Satiro continua a fare strage di cuori e si riconferma la più nominata di questo giuocone, già citata dal mio babbo e da Pinco. Il ditone medio è una gagliardissima new entry nelle risposte, sebbene già affrontato qui nel mio pezzo su Piazza Affari… E adoro, adoro, adoro le motivazioni date dalla mia prof, cui mi allineo in pieno: l’odio dal cuore per la finanza e il capitale (che è del resto, il dark side di questa città) e anche l’atto, liberatorio, di poter mandare a quel paese chi ci ruba i giorni, gli anni, la pazienza e la felicità, in un sistema sempre meno umano, solidale e ospitale. Grande prof, questa è un’altra delle cose di te che suscita tutta la mia ammirazione, lo sai!
È molto intrigante anche il percorso di settanta chilometri in bici, che purtuttavia personalmente lascio ad altri ahah… Come si dice: largo ai giovani ehhh, ai miei trenta manca meno di un mese e i miei legamenti si avviano ad intraprendere un naturale processo di senectute… Forse giusto con un degrippante potrei pedalare per settanta chilometri, oppure mannò dai, perché provarci e uccidersi anzitempo in fondo. Anche se sono sicura che l'itinerario consigliato da Elisabetta sia bellissimo.

Che dire poi dei Giardini di Porta Venezia? La mia grandissima prof mi ricorda che ne dovrò parlare anch’io, prima o poi. Non ho occasione come lei di vederli tutti i giorni (e tanto meno attraversandoli in bici per i motivi di cui sopra!), ma sono un luogo al quale sono anch’io molto affezionata, con i suoi ippocastani e i sentierini sterrati, con la sua natura – come scrive la nostra Elisabetta – in mezzo alla città… E adesso, anche con qualche ricordo in più: i caffè bevuti con la mia prof sedute sulle lunghe e frequentatissime panche del Bar Bianco.

Ultima risposta: bè, per ultima non possiamo che lasciare il luogo del cuoricino di Elisabetta, come tutti i luoghi del cuore magari misconosciuto ai più ma così grondante di dolci ricordi, di esperienze di vita vissuta, di attimi speciali inanellati nel filo della nostra vita, a cui rimarremo sempre inevitabilmente legati, anche se sono passate delle stagioni, anche se alcune cose non sono più le stesse, anche se forse, crescendo, siamo cambiati noi… Ma certe cose, certe atmosfere, certi ricordi, certi luoghi, in tutte le loro irresistibili imperfezioni, rimangono scolpiti, incisi nel cuore, tanto da – anche se per un brevissimo istante di secondo – riuscire a tagliarci il respiro e farci balzare il cuore. È magia forse? No, è semplicemente la bellezza di Milano, e di certi suoi angoli divenuti per ciascuno di noi pezzo imprescindibile della nostra storia, quinta immancabile delle nostre vite e dei nostri momenti belli. La bellezza di Milano esperita e vissuta, come dicevo, col cuore aperto d’una persona positiva e sensibile come la mia prof Janko, che ci ha regalato un po’ di sé rispondendo a queste domande…

Prof cara, ma che dire? Grazie di cuore per aver partecipato e avermi concesso questo grandissimo onore!

Allora, lettori del bloggo: fatevi sotto! I prossimi protagonisti del giuocone sarete voi! Pronti a raccontarci cinque motivi per cui amate la città meneghina? Forza!