Se
mi fosse dato – e per una verbosa come me sarebbe un’autentica tortura – di
scegliere un solo aggettivo per definire Marina, la nostra quarta partecipante
al giuocone (hey, fermi tutti: davvero quattro e dico q-u-a-t-t-r-o persone si sono
prestate ad assecondare le mie turbe psyco-meneghine? gesù!), l’aggettivo che sceglierei è: sorprendente.
Sì,
perché Marina è esattamente così. La sua capacità di sorprendere non è
superficiale, patina posticcia con cui certe persone finto-originali cercano
malamente di incipriarsi, rivestimento sottile che il più delle volte nasconde
vite assai ordinarie, e pure mediocri. No, Marina ti sorprende con la sua
intelligenza riflessiva, che cela al contempo un turbinio di pensieri, idee, progetti.
Un fuoco d’artificio di racconti sorprendenti,
appunto, di esperienze, di viaggi, di cose viste e vissute, che ha attraversato
con lo sguardo e lo spirito di chi cerca di imparare e trattenere sempre
qualcosa da ogni contesto. Con curiosità. Con voglia di apprendere, di mettersi
in gioco. Misurandosi ogni volta in qualcosa di nuovo. Provvista d'uno sguardo
attento sulle cose del mondo, sia lontane che vicine, ha saputo cimentarsi in frangenti e situazioni molteplici, manifestando dunque una certa, sanissima
allergia a qualsivoglia fossilizzata staticità.
Ricordo
il pomeriggio in cui, davanti a un cappuccino per me e a una spremuta d’arancia
per lei (ma se la inviterete al bar, sappiate: per lei la spremuta è solo
d’arancia rossa!), mi ha raccontato le sue passate esperienze lavorative: chezz,
a un certo punto ho pensato che all’elenco mancasse solo il domatore di leoni! Marina mo nun ce dire che hai fatto pure
quello!
Insomma,
una persona curiosa, attiva, e pure creativa signori. Ha frequentato un corso
di ceramica, realizza dei bijoux dolcissimi e pieni di poesia (vedere per
credere), e, soprattutto, è operatrice qualificata shiatsu. Anzi, se qualcuno
vuole aggiustarsi qualche incriccamento ricorrendo a una disciplina così
nobile, antica e affascinante (che – mi cospargo il capo di cenere – poco
conosco ma quel poco lo devo a lei) nonché soprattutto affidandosi a mani
esperte e, risottolineo, qualificate, questa è l’occasione signori miei (Marina, non ci sperare, ‘sto bloggo lo leggo
solo io!).
E
quindi, avendole parlato di questa mia creatura virtuale e avendo fatto accenno
al giuocone delle cinque domande, ho notato in lei accendersi una curiosità
assai benevola nei confronti e del bloggo (grazie per la pietas, è pur sempre un epico sentimento dei nostri Avi) e del
giocone, che ha considerato idea carina per, in fondo, parlare di Milano,
facendo il punto su ciò che, di questa città – di cui è anche lei esploratrice
indefessa ed estimatrice – amava di più. Ciò a cui era più legata. Anche
perché, come vedremo, l’universo della lettura-scrittura non le è affatto
estraneo. E vi pare che una persona come lei non poteva gettarsi con vitalità e
passione in questa nuova, piccola sfida?
Tra
il lavoro – esperienza che condividiamo quotidianamente: è mia collega! –, un
giretto da turista nella propria città, qualche superviaggio all’estero, una
pappa data alla sua coniglietta Penelope e molto altro, ha trovato modo
di dedicare del tempo a questo gioco, a questo bloggo. A me, e la ringrazio
tantissimo. E anche un po’ a tutti voi, pochissimi ma buonissimi che leggete.
Perché – ricordatelo – chi si racconta in queste pagine rispondendo alle cinque
domande, regala un po’ di sé stesso… ci fa un regalo. Anzi cinque.
E
allora, andiamo a scoprire proprio cosa ha scritto la nostra Marina.
Ecco la mia personale classifica.
Sicuramente riflette in parte gli umori del momento. Sono sicura che magari tra
un anno risponderei in modo completamente diverso (ad eccezion fatta per il
luogo del cuore che rimarrà sempre lo stesso…. altrimenti che luogo del cuore
sarebbe?!)
1.
Il
luogo preferito
![]() |
Apprezzate la grafia magnificamente scapigliata di Marina!
|
Parco Sempione, ebbene sì. Un pezzo di verde nel centro della
città. Un’oasi tra i bei palazzoni d’epoca del centro e il Castello con la
mitica biblioteca dove spesso si andava a studiare nel tempo che fu.
Per
i milanesi l’evoluzione poi non è stata da poco. Da luogo principe per tossici
e spacciatori, con tanto di prato spelacchiato pieno di suonatori di bonghi un
po’ fatti si è trasformato in un gran parco con abbagliante ghiaietta bianca e
cespugli rigogliosi e decorativi. Rilassante.
2.
Il
luogo del cuore
P.za Perrucchetti. È la piazza dove sono nata e dove ho vissuto fino
ai sedici anni. Il ricordo è struggente e mi capita di tornarci solo per
nostalgia e per ripensare a quegli anni. Rivedo mia mamma avvolta nella nebbia
che aspetta alla fermata della 67 per andare al lavoro, io e mia sorella che ci
avviamo a piedi con nostro padre verso la scuola, la mia amata nonna che
abitava nel nostro palazzo e con la quale si andava ai giardini nel pomeriggio,
la chiesa dove ho preso (mio malgrado) i sacramenti, la nevicata dell’85 con la
statua del soldato ricoperta da un metro di neve, i militari della caserma S.
Barbara (tantissimi allora) che erano in libera uscita e ciondolavano in gruppo
senza una vera meta, la barista sotto casa che ci ha regalato i dischi del suo
jukebox quando ha deciso che era ormai finita l’epoca della musica a gettoni.
3.
Il
pezzo da novanta
Allora
confesso che la prima cosa che mi è venuta in mente è stato il nostro Duomo.
Dico ma chi ce l’ha una cosa così…… el Domm de Milan è proprio unico, poi però
riflettendoci e anche pensando all’ingombro notevole di averlo fuori casa (ih ih) mi sono “ridimensionata” e ho
concluso, dopo attento rimuginio sulle molte bellezze tra le quali scegliere e
dopo che mi si era accesa una piccola lampadina che io, zitta zitta, mi
porterei a casa il Cristo morto del
Mantegna, custodito nella pinacoteca di Brera. Non è molto allegro lo so ma
è talmente potente e impressionante guardarlo che tenerlo sulla parete di casa
non mi dispiacerebbe proprio anzi insomma farebbe sicuramente un gran figurone.
4.
Il luogo più sbalorditivo
Nei
miei vagabondaggi di studentessa poco volenterosa e quindi bigiosa, mi è
capitato casualmente di scoprire l’ossario
di San Bernardino alle Ossa, posto assolutamente oscuro e silenzioso pur
trovandosi nel caos del traffico cittadino. La mia anima dark ne è rimasta
affascinata e intimorita allo stesso tempo. Mi sono immaginata i tempi del
Manzoni, la peste (ma non si sa davvero chi siano quei morti credo!) e quei
teschi, quelle ossa che non hanno trovato altro riposo se non stare tutti
insieme e per sempre a testimonianza della durezza della vita e della morte.
5.
L’itinerario
che suggerisci
Tram 19 – sono anni in realtà che non lo prendo ma penso
che non ci sia niente di più piacevole del guardare le vie di Milano da un bel
tram sferragliante. Intendo naturalmente quelli arancioni (o meglio quelli che
erano arancioni e che adesso hanno assunto i mille colori, tuttavia non
sgradevoli, delle pubblicità), piccoli, rumorosi, con gli interni di legno e le
lampade di vetro. Il percorso che fa suggerisce qualcosa di Milano: il naviglio
poi fino a piazzale Baracca e avanti verso fiera e corso Sempione, per
dirigersi speditamente verso quella periferia che una volta mi sembrava
lontanissima e triste e che adesso trovo invece familiare e allegra: quella di
piazzale Accursio e del Portello.
***
Cavolacci
ragazzi, ma che emozione!
Che
dire? Il parco Sempione è veramente un gran parco: uno spazio verde prezioso e
ossigenante, il cui tappeto erboso prende avvio, senza soluzione di continuità,
dal nostro Castello; non è poco per una città come Milano avere un parco così,
in pieno centro.
Dopodiché
l’ossario di San Bernardino, di cui si è già parlato qui, che purtuttavia
dimostra d’esser luogo conosciuto e frequentato dalla nostra Marina ben prima
che io ne scoprissi l’esistenza con la superdritta della mia zia! Insomma, qua
Marina è stata una vera pioniera. Ed in effetti è davvero uno dei luoghi più
sbalorditivi di Milano… E a pensarci bene: siamo sicuri, solo di Milano?
Eppoi…
il Cristo morto del Mantegna, col suo corpo gonfio e illividito, le sue braccia
lunghe, inquadrato in un taglio visuale quasi cinematografico: una vera perla
di Milano, ma ciò che è davvero fenomenale è che, come avrete visto, da oggi
niente più code in Pinacoteca e deca sganciati in biglietteria cari amici,
basterà autoinvitarsi (elegantemente, mi
raccomando, non siate i soliti grezzoni!) da Marina per gustarlo nel suo
soggiorno! E nel pezzo da novanta, come darle torto, fa una comparsina pure il
buon vecchio Domm, con tutta la sua potenza, già indicato, ricorderete, dal
nostro Pinco.
Ma
veniamo alla domanda namber faiv: il
giro a bordo del tram. 19. Bingo. Questo itinerario coglie perfettamente,
meravigliosamente, lo spirito della milanesità: nella risposta di Marina c’è
tutta la bellezza di questi tram con la livrea arancione, vecchissimi (e
caratteristici) in mezzo a tanta cangiante modernità, che sfrecciano per le
strade d’una città in continua evoluzione (con, farei notare, il sempre fondamentale Portello)… Ganzissima Marina ad averci pensato!
E
in ultimo… il luogo del cuore. Marina qui ci srotola un nastro ad impressione
cinematografica, in cui si susseguono dolci immagini estratte dalla memoria…
Veramente commovente ed emozionante. Con questi aneddoti e con tutti questi
quotidianissimi ma proprio per questo toccanti e speciali ricordi, come si fa a
non eleggere tale piazza a proprio luogo del cuore? Sono sicura che se qualche
lettore del bloggo dovesse capitare in piazza Perrucchetti non potrebbe fare a
meno, da ora, grazie a questa testimonianza, di guardarla con un senso di affettuosa
benevolenza… che poi è in fondo proprio lo scopo di questo umile giuocone.
E
allora come non ringraziare, e di cuore, Marina, per aver condiviso con noi
tutte queste ‘narrazioni’ e queste cinque, differenti declinazioni del
sentimento per la nostra città, Milano?
Grazie
infinite Marina! Ah, e stasse tutti da te a vedere il Cristo morto!
E
voi, lettori moltitudinari (?) del bloggo, maccome, ancora non vi siete cimentati
in Voi, Milano e ciascuno di voi? Cosa state aspettando? Vi attendono ricchi premi orizzonti di gloria,
ricordatelo! Forza, avanti il prossimo!
Cavolo! Il 19 è davvero un bel tram! Un'eccellenza del trasporto su rotaie meneghino che surclassa le deficienze della mia città. Inoltre ogni volta che lo prendo mi ricorda di mio nonno, falegname all'Atac che probabilmente ha lavorato su tram molto simili se non proprio gli stessi modelli.
RispondiEliminaEcco bene, io son proprio felice se allora, parlando di Milano, siano venute in mente queste figure di nonni non milanesi: oltre alla nonna di Marina, qui citata, anche il suo nonno partigiano, di cui la nostra shiatsuka mi ha parlato commentando le sue cinque risposte, e quello compagno (non per nulla di nome faceva Cafiero, in onore a Carlo Cafiero) di Pinco. Anche i miei nonni non erano di Milano; e chissà cosa, di questa città, deve averli colpiti quando sono arrivati qui per la prima volta.
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