martedì 9 giugno 2015

RdP – Rosso, viola, giallo, blu. La trapunta di fiori al Castello Sforzesco

Orbene, se è vero che in queste pagine abbiamo già enunciato il concetto della beltà di Milano, sarà opportuno ricorrere allo strumento della Rubrica del Piccione per cristallizzare in queste cronache – più che di Milano come sapete del mio quoricino – alcune inattese immagini meravigliose offerteci dalla città mediolana in questo scorcio di primavera.
Che ci racconta questa volta il piccione Ambrogio, dopo avere per l’ennesima volta scaricato il discutibile contenuto dei suoi intestini sulle portiere della mia auto, perdio, che mai come in questi giorni è guanata assai?
Ci racconta di quanto bello è, in questo periodo, il Castello Sforzesco, e nella fattispecie il suo nobile Cortile delle Armi, dove peraltro cose molto carine e importanti son accadute per me… Ma non è di questo che ora parliamo. Ne parleremo quando sarà dedicato un pezzo, che immagino mooolto luuungo, proprio al Castello Sforzesco.
Per ora, in questa nostra rubrichetta ambrosiana, mi limito a descrivere lo spettacolo grandioso che, da qualche giorno a questa parte, rende ancora più speciale Milano. Non sto parlando della nuova collocazione della Pietà di Michelangelo, pietà, è proprio il caso di dirlo (“Come sfracellare un allestimento storico del gruppo BBPR e trasformarlo in un ‘evento’ ché la gggente vuole vedere solo un’opera – non di più eh, per carità – purché sia importante –pardon! purché le dicano che sia importante”); parlo difatti di quella meraviglia multicolore che si stende in due aiuole del cortile: due campi a fiori. A fiori di campo. Splendidamente mescolati tra loro, senza regola, senza divisioni, senza giochetti geometrici da giardiniere privo di fantasia. Papaveri, fiordalisi – questo l’ho sentito dire a una signora, mi debbo fidare? (googleimmaggini comunque suffraga la signò!) – e altri non meglio precisati ma bellissimi fiorellini. Non le solite pansè insomma. Che insieme creano un campo verde a composizione libera, puntellato di macchioline ora più grandi ora più piccole di tutti colori: rosso, rosa, fucsia, blu, viola e giallo. Tra l’altro signori vorrei anche dire che è qui, a Milano, al Castello Sforzesco per giunta, una delle opere più spettacolari, grandiose e belle della nostra città, che io ho appreso che i papaveri non sono solo rossi, ma alla sommità dei loro esili ma resistenti steli pelosetti possono essere pure rosa, bianchi, e rossi con il dentro ('il dentro' gesù, apprezzate tutta la mia scienza botanica) non nero ma bianco… Apperò.

Quindi ecco, una visita la vale proprio, ma non solo una: questa visione meravigliosa sarà approdo durante le vostre passeggiate in centro, prima o dopo aver sorbito una granita sicula, arrostendovi al sole sulle panchine di pietra, oppure inseguendo gli angoli ombreggiati del Cortile delle Armi, lungo la parete col bugnato a trompe l’oeil, o, ancora, camminando in mezzo ai fiori… Sì, in mezzo: percorrendo dei sentierini che vi faranno sentire completamente circondati (se non sovrastati, se come me siete più nani dei gambi di papavero) da questa natura generosa e superba, spettacolo incredibile, qui, a Milano, in pieno centro città.
Insomma, se l’ondata di caldazza non infragilirà fiaccandole queste aiuole magnifiche, ciò che si può e si potrà ammirare all’ombra della Torre del Filarete sono due campi dalla trama pittorica, che sembrano visivamente usciti da una tela del Klimt paesaggista, o di Monet, ricordando anche, quantomeno per tonalità, i fiori galleggianti del vano bouquet d'una sposa mancata, che attorniano l’esanime Ofelia di Sir John Everett Millais; solo che anziché essere partoriti con molta poesia dalla tavolozza e dal meticoloso pennello d’un pittore, sono esplosi a primavera a Milano, grazie a un mescolìo casuale di sementi. Spontaneo. Meravigliosamente imprevisto. Che ci mostra quanto la natura sappia bene come essere suggestiva, specie se inquadrata dalla cornice storica del nostro Castello e delle sue spesse mura fortificate.












   

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