Chiedere
alla mia Amica di partecipare a questo giuoco costituiva una bella sfida. Una
bella sfida perché costei, persona del mio quoricino, al contrario di me non è proprio
un’estimatrice della città di Milano. Per questo chiederle di ragionare in
positivo su questa città, la nostra città, rappresentava una sfida; a cui però
la ragazza non si è sottratta, con una cospicua dose di intelligenza e coraggio,
che difatti non le mancano.
La
mia amica ha un nome bellissimo. Un nome di quelli che sono però difficili da
portare, perché indicano uno stato d’animo, e non sempre uno quello stato
d’animo se lo sente addosso. Lei però è oltre tutto questo. È più piccola di
me, ma è una grande donna. Non so quante volte, parola dopo parola, è riuscita
a districare i nodi delle mie cogitazioni indecise e francamente un po’ contortelle. Il tutto, immancabilmente,
davanti a un caffè; per lei amaro, ma accompagnato sempre da qualcosa di dolce
(al bar sì, ma il dolce portato da casa, perché comunque siamo due barbone): un
biscotto, un pezzo di cioccolato, una fetta di torta, cose buone per celebrare
i piccoli grandi piaceri dell’esistenza. Perché – come lei dice sempre – “cara, ogni tanto bisogna godere!”.
Così,
anche l’Amica Mia, nonostante il suo rapporto conflittuale con Milano, ha preso
parte al giuoco. Impegnandosi. Lasciando andare il filo dei ricordi, che non è
mai un’operazione facile. E da questa bella spremitura di cuore sono uscite un
sacco di cose dolci. Commoventi.
Che
andiamo subito a scoprire, a cominciare dal luogo preferito… Lettori, preparate
i fazzoletti.
1.
Il luogo preferito
![]() |
Notasi grafia splendidamente bohémien dell’Amica Mia |
Il
mio luogo preferito è via Mac Mahon,
dove passava il 12, da via Caracciolo a piazza Diocleziano. Quando ero piccola
ci andavo sempre con mia mamma e mia sorella per andare a fare la spesa,
passeggiare e parlare tra di noi. Ci andavo e ci vado, ancora, con il mio amico
del cuore, mi ricorda qualcosa che ho vissuto e che vivo ancora. Mi piacciono
le sue luci in inverno, dopo le cinque del pomeriggio, l’atmosfera del
quartiere, il vociare delle persone. Con mia mamma andavamo in una cartoleria
che c’è da tantissimo, per comprare quaderni, evidenziatori, tratto pen e
biglietti d’auguri. Mi piace l’odore del Turkuaz Kebab all’angolo e, di fronte,
la scaletta accogliente dell’Hotel Mac Mahon. Penso a questa strada e mi viene
in mente il sorriso di mia mamma.
2.
Il
luogo del coeur
Al
parco di Trenno andavo sempre a
giocare fin da bambina, con un mio caro amico, a passeggiare, a guardare le
partite di calcio improvvisate tra egiziani e marocchini, le grigliate dei
sudamericani e i rinfreschi e le bevute degli zingari. Mi ricordo le noccioline
caramellate di un baracchino e il chiosco del gelato, con il gelataio che aveva
una voce bassissima! E poi era bello vedere in lontananza il Bosco in città.
3.
Il
pezzo da novanta
Per
me è la scultura di piazza Santa Maria del Carmine, Il grande toscano di Igor Mitoraj, un mezzo busto maschile (eheheh, ndr). Mi piace la posizione in cui è collocata, e quando passo lì
davanti con il tram, con la linea 14, non posso fare a meno di guardarla. Mi
piace perché la città non sembra Milano con quella scultura, che ricorda
qualcosa di antico, di greco… Sembra quasi di essere in un quadro di De Chirico.
In più è un bellissimo corpo maschile, un corpo con dentro un corpo: ha un
volto posizionato sul cuore e un corpo di donna che invece esce dalle costole.
C’è sempre vicina una bancarella che vende vecchie cartoline e carte
geografiche. Peccato per il negozio Marc Jacobs, assolutamente squallido
metterlo di lì di fianco!
4.
Il
luogo più sbalorditivo
Il
luogo più sbalorditivo di Milano per me è il mercatino dell’usato sui Navigli, perché si respira un’atmosfera
diversa, quasi parigina: gli odori dei ristoranti, la puzza del naviglio,
l’odore dei colori utilizzati dai pittori delle piccole gallerie che si
attraversano. E poi l’odore delle cose usate, di cantina. Mi stupisce perché è un luogo che, nonostante
l’affollamento, ti permette di stare solo con te stesso, di guardare gli
oggetti, la gente che tratta sul prezzo, come se fosse lo spettacolo, lo
svolgimento di qualcosa, e tu lo spettatore.
5.
L’itinerario
che suggerisci
Via Castellino da Castello, perché lì c’è la mia vecchia scuola elementare, la
Rinnovata Pizzigoni. È un’emozione vedere dalla strada il campetto dove giocavo
da bambina, gli orti, gli animali, e il
busto della grande Giuseppina Pizzigoni, guardando attraverso la porta
vetrata dell’atrio. Qui si possono sentire l’odore della cacca degli asini
(sembra di stare in campagna!), e il rumore della ferrovia della vicina
stazione Bovisa. Ho scelto questo ‘itinerario’ perché mi ricorda quando ero
bambina, e mia mamma mi portava a scuola, e scambiavo le biglie con i miei
compagni (oddio, sembra che sia nata nel
1940!). E poi mi viene in mente la mia maestra, Raffaella, che voleva che
gli alunni della sua classe indossassero il grembiule rosso, colore non scelto
a caso. Penso a lei e mi vien sempre da commuovermi! Questa strada mi riporta
insomma a sensazioni di spensieratezza, a quell’essere bambini nel vero modo di
essere bambini, in un posto caldo e con le maestre buone, che ti insegnano a
essere te stessa, come dovrebbe essere per tutti i bambini.
***
Insomma,
ora avete avuto anche voi un assaggio di chi sia la mia amica. Gli zingari,
l’odore delle cose buone, la bellezza, gli affetti. Gli affetti perché, come mi
ha detto in uno dei bei pomeriggi (ehh sì, più d’uno, siam splendidamente lente!)
in cui ci siamo dedicate a questo giuocone: “Bisogna avere un albero da
abbracciare, che sai che ha le radici e non si sposta”…
Le
risposte a queste cinque domande raccontano la mia amica in ogni sfaccettura, e
sono felice che tutto ciò sia emerso parlando di Milano, città che so che non
ama, ma nella quale ha trovato questi spazi di verità. Una città che le è
amara, ma che ha anche qualcosa di dolce, e lei lo ha saputo trovare. Per
questo penso che il nome della mia amica, ex bambina dal grembiulino rosso, sia
quello giusto, l’unico che lei potrebbe portare: perché è solo vivendo con
intensità, con vivida consapevolezza delle amarezze ma con la capacità,
brillante e non da tutti, di potervi scovare qualcosa di buono, di dolce… che
si può costruire dentro di sé l’aspirazione solida (ed è questo il traguardo
vero) a una vita buona. A una vita serena…
Cara,
grazie infinite per le chiacchiere, le dolcezze avvolte nella carta stagnola,
e, ora, per tutte queste emozioni!
Dopo
il mio babbo artista e l’Amica Mia, cari amici wannabe partecipanti al giuocone, essì, tocca proprio a voi! Aspettiamo dunque le vostre risposte per scoprire nuove,
segrete storie d’amore tra la città di Milano e i suoi abitanti!
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